Dieci anni di battaglia legale contro la discoteca di Monastier. Vittoria anche in appello per la cliente che sulla pista da ballo si è rotta polso e piede. Ma la società è stata cancellata.
Una serata all'interno della Casa di caccia di Monastier
La Casa di caccia condannata a risarcire con 40mila euro una cliente caduta in pista da ballo a causa di un drink rovesciato. La società che gestiva il locale di Monastier ha perso anche l’appello, ma la battaglia della 66enne mestrina. non è ancora finita: «la società che allora gestiva il locale notturno di Monastier è stata messa in liquidazione e proprio all’indomani della sentenza è stata pure cancellata e bisognerà intraprendere anche un’azione “fallimentare” per recuperare gli oltre 40mila euro di risarcimento stabiliti in ben due gradi di giudizio, che però di fatto sfiorano i 60mila euro contando anche le ulteriori rivalutazioni e le spese legali», fanno sapere dallo studio 3A, a cui la donna si è rivolta.
L’infortunio risale alla notte di Ferragosto del 2012. La malcapitata si era recata in compagnia di amici alla Casa di Caccia ma durante un ballo in una delle piste è scivolata su una chiazza di liquido, verosimilmente del drink rovesciato da qualche altro cliente. Una caduta rovinosa che le ha causato la frattura del polso destro e del quinto metatarso del piede destro, con le relative conseguenze: gesso, lunga inattività, visite mediche, fisioterapia e un’invalidità permanente residuata quantificata nell’11%.
Per essere assistita la donna si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., che ha tentato per trovare un accordo stragiudiziale con la società che allora gestiva il locale, la Gicar s.r.l. della famiglia Venerandi, che però ha frapposto un muro. Si è così proceduto ad una citazione in causa avanti il tribunale civile di Treviso seguita dall’avvocato Andrea Piccoli. E nel luglio 2020 il giudice, Daniela Ronzani, ha emesso la sentenza dando ragione alla danneggiata. Il giudice ha quantificato il risarcimento in 40.249,89 euro tra danno biologico, danno patrimoniale, interessi al tasso annuo del 3% e refusione delle spese di lite.
Nonostante la condanna su tutta la linea, però, Gicar, attraverso il proprio legale, ha appellato il verdetto di primo grado. Nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Venezia ha depositato la sentenza d’appello, confermando integralmente quella di prime cure. Confermata quindi anche la somma stabilita del giudice di primo grado, ma la società che gestiva Casa di Caccia dovrà sborsare diversi altri soldi tra interessi, essendo trascorsi altri tre anni, e spese legali essendo stata condannata anche a rifondere alla controparte tutte le spese di lite del secondo grado, per una cifra complessiva che sfiora i 60mila euro.
Tutto finito, dunque? Non proprio, perché nel corso di questo decennio Gicar è stata messa in liquidazione e proprio all’indomani della sentenza d’appello è stata pure cancellata dal Registro Imprese della Camera di Commercio non avendo presentato il bilancio negli ultimi tre anni. «Adesso quindi bisognerà procedere con un’istanza di fallimento e con l’insinuazione nel passivo, ma con buone speranze di poter finalmente recuperare quanto dovuto considerato che la famosa discoteca è gestita sempre dalle stesse persone e dalla stessa famiglia, sia pur attraverso assetti societari diversi», fanno sapere dallo studio 3A.
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