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Serve una visita oculistica: la prima si può fare a qualsiasi età, per cogliere in tempo problemi che possano impedire un corretto sviluppo della vista
Sono un papà miope. Mio figlio di tre anni ogni tanto strizza gli occhi davanti alla tv. Quando è bene fare la prima visita oculistica? Come faccio a capire se e quando dovrà portare gli occhiali?
Risponde Andrea Lembo , medico oftalmologo, Ospedale San Giuseppe Multimedica, Milano (VAI AL FORUM)
Un ammiccamento degli occhi non sempre significa difetto visivo, a volte può sottendere un’irritazione (come accade nelle congiuntiviti allergiche ). La prima visita oculistica dovrebbe essere un momento di screening e non di diagnosi: va eseguita per evitare che il bambino possa avere problemi che siano di ostacolo a un corretto sviluppo della vista. Per questo è sempre il momento giusto : a qualsiasi età, infatti, un bambino può essere visitato. Il sistema visivo si sviluppa nei primi sette anni di vita : in questo periodo, definito «plastico», maturano alcuni specifici neuroni che stabiliranno quale sarà il massimo potenziale visivo . Dobbiamo però darci delle regole, o meglio delle linee di condotta comune per non sfociare nell’ipermedicalizzazione. Un primo screening, ossia il controllo del riflesso rosso, viene eseguito a pochi giorni di vita nel nido ospedaliero . Questo test serve a escludere la presenza di mezzi di opacità dei diottri oculari che, in condizioni fisiologiche, devono essere trasparenti (ciò non avviene per esempio nella cataratta congenita).
Il pediatra curante esegue in seguito dei rapidi test per capire se il bambino necessiti di una visita oculistica completa nei primi anni di vita (come il test di Lang). Controllare la vista non significa solo capire se il bambino dovrà indossare gli occhiali; nei primi sette anni di vita l’ambliopia (l’occhio pigro , che interessa fino al 5% della popolazione) può essere trattata attraverso l’uso quotidiano di una benda . Infine, una storia familiare di difetti refrattivi (quali ipermetropia, miopia o astigmatismo ) o di altre malattie oculari devono indurci a organizzare una visita specialistica in età prescolare . Il pediatra di fiducia è una figura fondamentale per capire quando sussistono i presupposti per accelerare i tempi. In condizioni fisiologiche e in assenza di problemi oculari tra i familiari più stretti, la prima visita sarà intorno ai 36 mesi . La figura dell’ortottista è in questo caso di grande supporto per aumentare la fiducia del bimbo e per scovare difetti nella motilità oculare che spesso sfuggono a un occhio non esperto.
La prima visita prevede anche l’instillazione di due gocce di cicloplegico, un collirio che blocca temporaneamente l’accomodazione (ovvero la capacità involontaria di autocompensare il difetto) del giovane paziente, per determinarne lo stato refrattivo. Da questo riscontro, l’oculista saprà suggerirvi ogni quanto tempo possa essere utile organizzare un controllo. Venendo infine al suo quesito principale, non è possibile determinare con certezza se il figlio di un miope sarà miope , ma una cosa è ormai nota: negli ultimi decenni la percentuale di miopi nel mondo è notevolmente aumentata. Questo sembra essere dovuto all’aumento del «near-work» tipico delle ore di studio e dell’utilizzo di device elettronici. Tali abitudini esercitano un ruolo fondamentale nella progressione della miopia , uniti a fattori ereditari. Il tempo passato all’aria aperta sembra invece protettivo: per questo nelle ultime linee guida della WSPOS (World society of paediatric ophthalmology and strabismus) sono consigliate due ore al giorno di esposizione alla luce solare , defocalizzando e facendo sport. La miopia quindi si inizia a curare con un corretto stile di vita .
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