L'azzurro ha festeggiato il primo quarto di finale in un Masters 1000 sulla terra battuta. Sconfitto il finalista della scorsa edizione Andrey Rublev che ha dominato negli ultimi due set dopo aver perso il primo. Sfiderà Zverev per un posto in semifinale
La seconda da destra di Andrey Rublev atterra morbida, Jannik fa due passi avanti, solleva il piede sinistro da terra e carica il rovescio lungolinea. E' una molla, una sentenza, un presagio di vittoria. Ha battuto il numero 8 del mondo 57 61 63, ha comandato il gioco per tutti gli ultimi due set togliendo al russo ogni certezza al servizio. Ha superato il dolore per le vesciche al piede, ne ha una grande e dolorosa sotto l'alluce che le telecamere hanno inquadrato quando ha chiesto l'intervento per una medicazione e una fasciatura.
Si è concesso un secondo di gioia da assaporare, gli occhi chiusi e rivolta al cielo. Poi, un po' commosso e indubbiamente felice ha ringraziato il pubblico del torneo, tradizionalmente molto "italiano", anche perché da Sanremo si arriva in meno di un'ora.
"E' davvero speciale giocare qui" ha detto nell'intervista in campo mentre dalle tribune, a testimoniare l'affetto crescente verso il ventenne altoatesino, saliva un coro "Jannik! Jannik" sempre più forte.
Speciale rimane comunque Sinner che legge il gioco in anticipo, con un tempo diverso rispetto al russo, che pure da appassionato di scacchi conosce l'arte di proiettarsi una o due mosse avanti. Il pressing di Jannik toglie certezze, toglie fiato, restringe il campo e gli orizzonti.
Supera il dolore, le incertezze, le frustrazioni che pure emergono: il calcio a una bottiglietta è un segnale, la competitività e il bruciante desiderio di vincere non lo abbandonano, indipendentemente dalle condizioni. Vuole tanto, vorrebbe tutto, possibilmente subito. Ma non per questo perde la trebisonda quando i tempi di realizzazione dei suoi desideri si rivelano più lenti.
E' lì che viene fuori il valore della costruzione, dell'imparare. Sinner non è un giocatore da poesie con la racchetta, è pratico, concreto e razionale. Un uomo di montagna abituato ad apprendere in un modo solo: per prove ed errori. Ha provato e sbagliato finora, prova e sbaglia ancora adesso, in ogni partita. Ma lo fa, appunto, anche dentro un match, anche in un torneo importante.
Lo fa anche contro Rublev, dentro un match che riesce a girare completamente dopo aver subito un break nel primo turno di battuta del secondo set. In pochi game, lo scenario rispetto all'inizio muta radicalmente. Mentre il russo, più monocorde, azzarda, rischia, prova sì ma come extrema ratio (vedi una palla corta tirata su dal nulla a metà del terzo set) anche solo per vincere un punto, Sinner mantiene la sua velocità costante. E' in controllo assoluto. E fa la differenza.
Il saluto a fine match tra Andrey Rublev e Jannik Sinner (foto Getty Images)
Comunque vada, in una stagione in cui ha deciso di cambiare allenatore, nel suo caso per certi versi assimilabile alla scelta di un figlio di abbandonare la casa della famiglia, per realizzarsi da solo, sta cercando nuovi equilibri. Nella definizione di nuove certezze, cadere è normale, perdersi sarebbe facile. Sinner ha pur sempre vinto 19 partite in stagione e ne ha perse tre. Ha raggiunto i quarti a Miami anche se non ha potuto provare ad andare più in là per le vesciche, e di nuovo a Monte-Carlo.
E' la prima volta che si spinge così avanti in un Masters 1000 sulla terra battuta: un traguardo che resterà, anche se il torneo non è più obbligatorio per i top player. Il modo in cui è arrivato fin qui, e in cui può affrontare la sfida prossima contro Alexander Zverev, ha detto tanto, ha cancellato qualche dubbio, stimolato le passioni spesso poco equilibrate dei tifosi.
Sinner, come Alcaraz o Musetti o Zverev o chiunque altro, non sarà il dominatore dei prossimi anni solo perché passa un turno o vince un torneo; e non diventa all'improvviso un vecchio scarpone solo perché perde una partita.
Basterebbe tenere a mente che perfino Rafa Nadal sulla terra battuta, ovvero la superficie su cui ha vinto più di chiunque altro, ha perso almeno una partita all'anno in quasi tutte le stagioni dal 2005 al 2021. Ma nessuna di quelle sconfitte, oggi, inficia il giudizio su cosa abbia rappresentato il maiorchino sul rosso.
Per fortuna degli appassionati, Sinner ha imparato a trattare la vittoria e la sconfitta nello stesso modo, a non farsi sballottare dal vento.
Una difesa di rovescio di Jannik Sinner (foto Getty Images)
Certo, nei quarti incontrerà un giocatore che di vento contrario ne ha subito parecchio, per comportamenti che può imputare solo a se stesso, negli ultimi tempi. Ovvero quell'Alexander Zverev accusato di violenze fisiche e psicologiche dalla ex fidanzata Olya Sharipova, e squalificato ad Acapulco per aver preso a racchettate la sedia dell'arbitro mancando peraltro il piede dell'arbitro stesso per questione di centimetri.
Sinner l'ha già battuto, al Roland Garros del 2020 in un'edizione autunnale e post-lockdown particolare e memorabile per l'azzurro. Zverev confessò poi di aver avuto la febbre il giorno prima della partita, l'azzurro arrivò nei quarti e andò perfino a servire per il set contro Nadal. Perse in tre set, giocando per due alla pari con il re di Parigi, ma rifiutò ogni complimento a fine partita.
"Fatemeli quando avrò vinto qualcosa" disse allora. Oggi se li merita, per quel che è stato finora in una stagione di cambiamenti e di evoluzioni da mettere a fuoco. Per quel che è stato in un match gestito con attenzione e carattere poi dominato con la forza e la presenza scenica dei grandi. Per quel che, speriamo, sarà, magari in una finale che cade di Pasqua come tre anni fa. E allora vinse Fognini, primo e finora unico italiano a conquistare un Masters 1000.