La mummia di un ragazzino nell’antico Egitto - Focus.it

2023-03-08 17:07:50 By : Ms. Nancy Wang

Usando la TAC per "sbendare" virtualmente una mummia di un giovane vissuto nell'antico Egitto 2.300 anni fa, soprannominato il "ragazzo d'oro", si è scoperto che fu sepolto con 49 amuleti di 21 diversi tipi, alcuni in oro, nascosti tra le bande e sistemati sopra o dentro il corpo. Sul cuore l'amuleto di uno scarabeo per annullare il peso del cuore confrontato con quello di una piuma, come prescritto nel Libro dei Morti (una raccolta di 200 formule per raggiungere la vita eterna, scritte su rotoli di papiro). E ai piedi un paio di sandali per camminare fuori dal sarcofago nell'Aldilà.

Prezioso, ma abbandonato. La mummia del giovane, ritrovata nel 1916 in un cimitero utilizzato tra il 332 e il 30 a.C. circa a Nag el-Hassay, nel sud dell'Egitto, era deposta all'interno di due bare: quella esterna riporta un'iscrizione greca, mentre il sarcofago è in legno. Conservata nel seminterrato del Museo Egizio del Cairo, non era mai stata esaminata fino a oggi. La TAC ha rivelato che il ragazzino, alto 128 cm, non circonciso, non mostrava alcuna malattia in corso o ferita traumatica, per cui la morte deve essere avvenuta per cause naturali. Dal grado di fusione ossea e dai denti del giudizio non erotti, gli autori stimano che il giovane avesse tra i 14 e i 15 anni. La dentatura era completa e sana, senza alcun segno di carie. Le viscere erano state tutte rimosse (a parte il cuore) tramite un'incisione, mentre il cervello, estratto dal naso, era stato sostituito con resina.

Un bagaglio per l'eternità. Il defunto indossava sul viso una maschera dorata e ai piedi un paio di sandali. «Ai suoi piedi i famigliari avevano messo dei sandali bianchi per consentirgli di uscire dalla bara e recitare i versi del Libro dei Morti», spiega spiega il dottor Sahar Saleem, autore dello studio pubblicato su Frontiers in Medicine e professore presso la Facoltà di Medicina dell'Università del Cairo, in Egitto.

Tra i 49 amuleti rilevati dalla Tac, uno ha due dita e si trova accanto al pene non circonciso del ragazzo, poi c'è uno scarabeo posto all'interno della cavità toracica e infine una lingua d'oro all'interno della bocca. Questa mummia, appartenuta sicuramente a un ragazzo proveniente da una famiglia molto abbiente, è una miniera di informazioni sulle credenze e le tradizioni degli Egizi del periodo tolemaico (che va dal 304 al 30 a.C) in merito alla morte e alla vita nell'aldilà.

Uno sguardo sull'aldilà. Gli antichi egizi credevano che dopo la morte, a separarsi dal corpo fosse prima il ka del defunto (la sua essenza vitale), seguito – dopo la cerimonia funebre – dal ba (l'anima).

Il viaggio nell'oltretomba iniziava sotto la protezione di Horo (un dio con la testa di falco) che scortava il defunto di fronte al tribunale divino. Ma prima di tutto questo, la salma doveva essere stata correttamente imbalsamata e posta nel sarcofago, contornata di suppellettili, gioielli e cibo, oltre che dal Libro dei morti.

Giudizio divino. Per arrivare alla sala del giudizio il defunto doveva superare i 12 regni sotterranei, scansando pericoli di ogni genere. Professata la dichiarazione di innocenza, in cui giurava di non aver commesso azioni da condannare in vita, Anubi (dio con la testa di sciacallo) ne poneva il cuore (sede della coscienza) su una bilancia. Se questo pesava più della piuma della dea della giustizia Maat, veniva divorato dal mostro Ammut ed era condannato all'eterno oblio, mentre Thot, dio della scrittura, annotava il risultato del giudizio.

Un "ragazzo d'oro". Per sottoporsi a questo severo giudizio, la famiglia si assicurava che il defunto fosse dotato di ogni bene necessario per la vita nell'aldilà. Per questo motivo, durante il ritrovamento gli scienziati, utilizzando la tomografia assiale computerizzata (TAC) per "sbendare virtualmente" la mummia, hanno scoperto che questo giovane, soprannominato poi il "ragazzo d'oro", custodiva dentro di sé, indisturbato da secoli, le più antiche credenze egizie sulla vita dopo la morte. I suoi cari, infatti, lo mandarono "in viaggio" con ben 49 amuleti di 21 tipi diversi per facilitarne la "risurrezione".

Valore simbolico. Tra i tesori rilevati dalla TAC gli archeologi hanno trovato l'occhio di Horus (udjat in egizio, che aveva lo scopo di vigilare sul viaggio del defunto), lo scarabeo, un amuleto aketh (a doppia spirale), il nodo di Iside (che garantiva protezione in vita e nell'aldilà) e tanti altri preziosi.

«Lo scarabeo del cuore, menzionato nel capitolo 30 del Libro dei Morti, era considerato fondamentale nell'aldilà durante il giudizio del defunto e la pesatura del cuore contro la piuma della dea Maat. Era stato posizionato all'interno della cavità del torso durante la mummificazione per sostituire il cuore se il corpo fosse stato privato di questo organo. La maggior parte degli amuleti erano d'oro, mentre altri erano stati fabbricati con pietre semipreziose, argilla cotta o maioliche. Il loro scopo era proteggere il corpo e dargli vitalità nell'aldilà», prosegue Saleem.

Ieri come oggi. Le ghirlande di felci poste intorno alla mummia ci raccontano del valore simbolico attribuito alla natura dagli antichi Egizi: «Erano affascinati da piante e fiori, li consideravano sacri, infatti venivano depositati, accanto al defunto al momento della sepoltura, anche nelle tombe dei re del Nuovo Regno, come  Ahmose, Amenhotep I e Ramses II.

Al defunto venivano anche offerte piante in ogni visita ai defunti durante le festività, proprio come avviene al giorno d'oggi», conclude Saleem.

In un passato non tanto remoto, il contenuto di mummie, vasellame e altri preziosi "involucri" storici si scopriva soltanto in un modo: scoperchiandoli, togliendo le bende, sezionando e scavando al loro interno, trascurando l'aspetto della conservazione dei reperti. Oggi possiamo invece spiare all'interno di sarcofagi e manufatti senza danneggiarli, e con scansioni ai raggi X e risonanze abbiamo scoperto fatti incredibili sul loro contenuto. Eccone alcuni.

Foto: © The Oriental Institute

Meresamun. Questa cantante sacerdotessa del santuario interno al tempio egizio di Karnak, a Tebe, aveva circa 30 anni quando morì, nell'800 a.C. La sua mummia, conservata in un prezioso sarcofago in cartonnage (papiro riciclato e riccamente dipinto) si trovava all'Istituto Orientale dell'Università di Chicago dal 1920, e fortunatamente nessuno, per la bellezza dell'involucro, aveva mai provato a "scartarla". Ci si è riusciti, virtualmente, nel 2009, con una TAC che ha indagato tutti gli strati del corpo, compreso il materiale inserito all'interno del corpo per l'imbalsamazione. In pratica si è ottenuto un ritratto completo, che include la forma del mento (stretto), delle guance (paffute), dei tendini e dei muscoli. Fino alle ossa: la mummia aveva ancora tutti i denti, incluso quello del giudizio, e nemmeno una carie. Soffriva di alluce valgo, ma a parte questo e l'analisi non ha rivelato nulla sul motivo della morte.

Foto: © The Oriental Institute

Sobek. È un coccodrillo del Nilo mummificato, lungo quasi 4 metri, vissuto presso il tempio tolemaico di Kom Ombo, in Egitto, tra il 650 e il 550 a.C. È conservato presso il British Museum, e presenta 25 piccoli coccodrilli modificati sul suo dorso, a simboleggiare fertilità e protezione: il rettile stesso era la personificazione di Sobek, dio delle acque e delle inondazioni del Nilo. Il museo voleva eseguire una TAC del reperto, e per trovare un'apparecchiatura abbastanza grande da contenere il bestione si è dovuti ricorrere a quella dell'Ospedale equino del Royal Veterinary College di Londra. Si è così scoperto che l'animale è stato mummificato, eccezionalmente, senza rimuovere gli organi interni. Che conservavano i resti del suo ultimo, luculliano pasto: l'osso della spalla e una zampa anteriore di mucca, e alcune pietre per aiutare la digestione.

Foto: © Trustees of the British Museum via The History Blog

Un ricordino nel cranio. Quando gli esperti del Museo Archeologico di Zagabria hanno portato una mummia di donna egizia di 2400 anni fa, che possedevano dal 1800, a fare una TAC, non si aspettavano certo di trovare un attrezzo del mestiere dimenticato nel suo cranio. L'esame ha evidenziato un oggetto di forma allungata posizionato dove un tempo c'era il cervello. Un'ispezione endoscopica nella cavità nasale ha mostrato che si trattava dell'utensile usato per rimuovere il cervello dal cranio attraverso il naso, ricavato da una canna di bambù.   Vedi anche: Cinque tecniche per preservare i defunti.

Foto: © RadioGraphics via The History Blog

La mummia-feto. In un sarcofago di cedro lungo appena 44 cm, ritrovato a Giza nel 1907 e databile al 664-525 a.C., è stato trovato un fagotto di bende rivestito di resina, così piccolo che gli archeologi del Fitzwilliam Museum di Cambridge, dove è conservato, pensavano custodisse organi imbalsamati. Invece una microtomografia ai raggi X ha rivelato il corpo del più giovane feto mummificato, forse abortito spontaneamente tra la 16esima e la 18esima settimana di gestazione e poi sepolto con tutti gli onori (per approfondire). Il piccolo aveva un braccio incrociato sopra al petto, una forma di sepoltura usata per i faraoni del Nuovo Regno (dal 1550 a.C.).

I calchi in gesso di Pompei. Le ceneri dell'eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C., avvolsero ogni cosa, formando attorno ai resti delle case e dei loro abitanti sorpresi dalla morte uno strato protettivo molto resistente. Sotto a questa "crosta" gli archeologi al lavoro a Pompei hanno trovato molti "vuoti", spesso causati dalla decomposizione dei tessuti organici al loro interno. In questi vuoti è stata versata una miscela di acqua e gesso, per preservare le forme e ricavare calchi dei corpi degli antichi pompeiani. Alcuni dei gessi sono stati sottoposti a TAC: quello che vedete è il calco del corpo di un bambino di 2 o 3 anni, trovato accanto alla madre nella Casa del Bracciale d'Oro a Pompei. La scansione ha rivelato che all'interno è ancora presente lo scheletro. E che il "nodo" che appare sul petto del piccolo non era parte del vestito, ma una fibula (una specie di spilla) d'oro.

Foto: © Sito Archeologico di Pompei

La cotta di maglia romana. L'uso presso i soldati romani della lorica hamata, una lunga cotta di maglia in bronzo o acciaio di derivazione celtica, usata a scopo dai legionari, era noto grazie a molte rappresentazioni artistiche. Ma salvo alcune eccezioni, il suo ritrovamento nei siti archeologici è molto raro, perché le maglie metalliche corrose nel suolo sono pressoché irriconoscibili. La TAC di alcuni misteriosi frammenti metallici trovati nel sito archeologico della battaglia di Harzhorn, in Germania (uno scontro tra l'esercito romano e le tribù germaniche avvenuto agli inizi del III secolo), ha rivelato che si trattava proprio di una cotta di maglia, finalmente visibile "dal vivo".   Vedi anche: 10 cose che non sai sulle legioni di Roma.

Foto: © Detlef Bach, Winterbach via The History Blog

Il monaco. Prima di una mostra ospitata al Drents Museum, in Olanda, nel 2014, questa statua di un monaco cinese, l'unica disponibile a scopo di ricerca in Occidente, è stata sottoposta a TAC. Gli archeologi sapevano che al suo interno c'era una mummia, forse quella di un maestro buddista di nome Liuquan, della Scuola Cinese di Meditazione, morto intorno al 1100 dopo Cristo. La sorpresa è stata vedere, al posto degli organi interni del monaco, ancora in posizione di meditazione, frammenti di testi scritti in caratteri cinesi: la prova che il religioso, forse dopo un lungo suicidio rituale, non aveva raggiunto "l'auto-mummificazione", ma era stato invece almeno in parte imbalsamato da altri.

Il tesoro vichingo nella pentola carolingia. Questa pentola in lega d'argento, con ancora il coperchio e perfettamente sigillata, è stata trovata insieme a un altro centinaio di reperti vichinghi a Galloway, Scozia, nel 2014, da un cercatore di tesori munito di metal detector. Un primo esame ha rivelato che il reperto era di fabbricazione carolingia, e risaliva al 780-900 d.C. Ma è stata la TAC a mostrare il suo tesoro: spille traforate, lingotti d'oro, perline in avorio rivestite in oro, tutti reperti di origine anglosassone accuratamente avvolti in pezzi di tessuto.   Vedi anche: 15 cose che (forse) non sai sui Vichinghi.

Foto: © Historical Environment Scotland via The History Blog

I medaglioni della Chiesa di Saint-Laurent. È stata la luce di sincrotone dell'European Synchrotron Radiation Facility, 100 miliardi di volte più brillante di quella usata nelle radiografie ospedaliere, a rivelare il contenuto di una piccola scatola metallica del 17esimo secolo, trovata accanto a un corpo sepolto nella cappella di Saint-Laurent, a Grenoble (Francia). Si pensava che all'interno vi fossero alcune monete, invece sono state trovate medaglie religiose con immagini di Cristo, della Vergine Maria e della Natività, oltre a scritte della liturgia cattolica in latino. Quella che doveva essere una semplice analisi per arricchire una collezione museale, si è trasformata in un dettagliatissimo lavoro di ricostruzione archeologica. Qui sotto il video del progetto.  

Foto: © @Paul Tafforeau ESRF

Le tute spaziali. Nel 2010 il National Air and Space Museum dello Smithsonian ha fatto eseguire una serie di radiografie a una collezione di 33 tute spaziali "storiche" usate dagli astronauti della Nasa nelle esercitazioni e nei programmi spaziali da Mercury a Skylab. Le tute erano troppo fragili per viaggiare da un museo all'altro, così il fotografo Mark Avino ha usato le radiografie per ricostruire copie a grandezza reale del loro interno. I visitatori hanno così potuto apprezzare una sorta di timeline fotografica della tecnologia usata per le tute nel corso del tempo.   Vedi anche: Tutti i segreti delle tute spaziali.

Foto: © The National Air and Space Museum

Codice Sconto Luisa Via Roma

Codice Sconto Luisa Via Roma

Settant'anni fa, l'uscita di scena di Stalin chiudeva il trentennio più nero della Russia comunista. Dalla presa del potere al Grande Terrore, agli orrori della Seconda guerra mondiale, ritratto di un protagonista assoluto del Novecento. E ancora: dalle conchiglie alle carte di credito, la storia dei pagamenti; una giornata con gli scribi, gli artigiani e gli operai egizi nell'antico villaggio di Deir el-Medina; Nadežda Andreevna Durova, la nobildonna che, travestita da uomo, si arruolò negli Ulani per combattere contro Napoleone.

Ci siamo evoluti per muoverci e camminare, non per stare in poltrona. Per questo la vita sedentaria è causa di piccoli e grandi mali, dal dolore cervicale a quello alla schiena. Come combatterli? E ancora: gli abitanti della Terra sono aumentati di un miliardo in soli 11 anni, ma per mantenerci dovremo cambiare abitudini e consumi; la storia, ricostruita dalle analisi della mummia, di una donna vissuta in Egitto quasi 2.000 anni fa. Parlare da soli capita a tutti: si tratta di un fenomeno normale dovuto alla struttura del cervello, che pensa a parole.

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