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L’orologio è tornato indietro di quasi tre anni e mezzo, quando il Milan aveva salutato senza rimpianti Marco Giampaolo e deciso di affidarsi a Stefano Pioli. Era ottobre del 2019 e il popolo milanista era allettato – parecchio – dall’ipotesi Spalletti. Ma non se ne fece niente – troppo divario tra domanda e offerta –, e quando il club rossonero virò su Pioli si scatenò un piccolo inferno, al grido social di #Pioliout. Nessuno, o quasi, voleva un allenatore che si era dimesso qualche mese prima dalla Fiorentina. Non pareva il profilo adatto per dare forma e sostanza alle ambizioni di crescita del Diavolo.
Il tempo ha fatto ricredere tutti, con uno scudetto e il ritorno in Champions, ma adesso si è di nuovo al punto di partenza: #Pioliout. Il grido di battaglia aleggiava nell’aria già da alcune partite ed è deflagrato soprattutto dopo il derby. Ora, siamo a un punto di non ritorno. Definizione liquida e labile, nel mondo del calcio – se il Milan domenica prossima restituisse ipoteticamente il 3-0 di Supercoppa, l’allenatore verrebbe riabilitato all’istante dalla maggior parte delle persone... –, ma intanto questi sono i fatti. Ovviamente, come purtroppo avviene sempre in questi casi, molti oltrepassano il confine del buon gusto – circolano video indecorosi nei suoi confronti –, però di base resta la richiesta forte di parecchi tifosi al club: Pioli va esonerato.
Non succederà, o quanto meno non è qualcosa che la società sta valutando in questo momento. Fra le accuse più gettonate del tribunale popolare all’allenatore c’è il sistema di gioco: chiedono tutti a gran voce una mediana a tre. Poi gli imputano di essere diventato presuntuoso, sia quando parla in conferenza e alle tv, sia per come dispone la squadra. C’è chi ricorda come lungo la sua carriera abbia già registrato crolli evidenti dopo avvii progettuali di ottimo livello, e chi sostiene che ormai il suo meglio al Diavolo lo abbia già dato. Insomma, che non sia più in condizione di spremere nulla da questa rosa. Sono soprattutto i tifosi “medi” ad averlo abbandonato, mentre la curva è ancora dalla sua parte e continua a cantare “Pioli is on fire”, che qualcuno ha trasformato in “fired”, ovvero licenziato. Spuntano pure diversi nostalgici di Gazidis (della serie: ci fosse ancora lui non saremmo in questa situazione), ma in chi contesta accanitamente l’allenatore non c’è traccia, o quasi, di alternative. Tantissimi i critici, pochissimi coloro che fanno altri nomi. Qualcuno butta lì Luis Enrique, Tuchel e Pochettino, ma senza convinzione. Evidentemente, sebbene a Milanello il mare sia in burrasca, agli occhi della gente là fuori non è che ci sia tutta questa gran fila di prestigiatori della panchina.
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