Il 50% della popolazione adulta è affetto da Insufficienza Venosa Cronica ed il 10% può andare incontro ad ulcere degli arti inferiori. Le vene hanno il compito di provvedere al ritorno venoso negli arti inferiori contro forza di gravità ed alla base dalla malattia venosa c’è comunque un’alterazione della circolazione che è determinata dall’ insufficienza valvolare con reflusso, ipertensione venosa e stasi ematica, causa a loro volta di varici, sofferenza dei tessuti per “ipossia da stasi”, ulcere venose.
Le prime descrizioni storiche inerenti alla compressioni provengono dal Filosofo Celso (175-180 d.c.), mentre le prime prove d’evidenza furono fornite dal chirurgo francese Henri de Mondeville nel 1320, che utilizzò la compressione elastica per dominare l’edema a tutto l’arto inferiore ricoperto da ulcere; non da meno fu il chirurgo italiano Gerolamo Fabrizio da Acquapendente, che nel 1630 enfatizzò l’importanza del bendaggio compressivo per il trattamento e la cura delle ulcere degli arti inferiori, nonché il primo ad utilizzare i ‘gambaletti’.
Un’esperta di questa tipologia di terapia, è la Dr.ssa Maria Domenica Pastanella, Infermiera WoundCare Specialist dell’Asp3 p.o. Biancavilla UTI di Catania, a cui sono state rivolte alcune domande sull’argomento.
Dr.ssa Pastanella, negl’ultimi anni si sente parlare spesso di terapia a bendaggio compressivo ed elastocompressione, che cosè ? Quali sono i pazienti a cui è rivolto?
R. : il bendaggio è una terapia medica che viene eseguita tramite prescrizione specialistica, dove l’esperto andrà a valutare lo stato di salute degli arti inferiori del paziente attraverso un esame strumentale chiamato ecocolordoppler , con cui fornirà lo studio morfologico e funzionale del sistema venoso.
Il bendaggio è utile per ridurre l’edema degli arti inferiori, quindi l’edema è un sintomo che non dev’essere sottovalutato.
I pazienti più a rischio di sviluppare edema ed ulcerazioni degli arti inferiori sono coloro che soffrono di insufficienza venosa cronica e rappresenta la terapia primaria nelle ulcere da stasi.
Dott.ssa Pastanella, come agisce un bendaggio compressivo?
R. : Il bendaggio risulta essere il metodo più semplice ed efficace per potenziare la funzione delle pompe muscolari e proteggere il microcircolo, agisce attraverso un azione meccanica sui vasi sanguigni e linfatici, quindi il bendaggio è in grado di ridurre il volume ematico dell’arto inferiore di circa 62% in ortostatismo . Il bendaggio compressivo si avvale della tipologia di benda anelastica utilizzata, la quale esercita pressione a riposo e pressione deambulatoria, nel caso in cui il soggetto sia in grado di camminare.
D. : Un bendaggio elastico invece?
R. : Questa tipologia di bendaggio sfrutta l’elasticità dello stesso per accomodare l’espansione muscolare durante il lavoro, ossia: esercita pressione sia a riposo che in attività, la sua funzione è sia preventiva che curativa e deve essere eseguita da professionisti esperti, importante ricordare che il confezionamento del bendaggio deve partire dalle teste metatarsali al cavo popliteo, mantenendo il piede flesso dorsalmente ed includendo il tallone.
Dott.ssa Pastanella, che risultati si ottengono da un bendaggio corretto ?
R. : Il bendaggio deve essere eseguito da mani esperte e da professionisti del settore; oltre a favorire la riduzione e l’assorbimento dell’edema, è indispensabile per la prevenzione della trombosi venosa profonda (TVP) e nei pazienti con presenza di ulcere venose ne favorisce i processi di guarigione.
Dott.ssa, esistono delle controindicazioni al bendaggio?
R. : Certamente, esistono ‘controindicazioni assolute’ come trombosi venose periferiche, tromboflebiti, scompenso cardio circolatorio, arteriopatie gravi e ‘controindicazioni relative’ come arteriopatie degli arti inferiori, mentre in caso di infezioni cutanee e di dolore neuropatico è sconsigliato.
Ringraziamo Sentitamente la Dott.ssa Maria Domenica Pastanella a cui Auguriamo Buon Lavoro.
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